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Il Mistero del Capitale

 

Sherlock

Perché la genesi del capitale e' diventata un tale mistero? E perché le nazioni ricche della terra non hanno spiegato ad altre nazioni quanto un sistema di proprieta' formale sia essenziale per la formazione del capitale?

 

 


Se cammini lungo la maggior parte delle strade in Medio Oriente, nell'ex Unione Sovietica o in America Latina, potrai vedere molte cose: case usate per ripararsi; lotti di terra arati, seminati e mietuti; merce prodotta e comprata. I beni nei Paesi in via di sviluppo e negli ex Paesi comunisti servono principalmente a questi obiettivi immediati, fisici. In Occidente, invece, gli stessi beni possiedono anche una 'vita parallela' come capitale al di fuori del mondo fisico. Possono essere usati per mettere in movimento piu' produzione, garantendo gli interessi della controparte: ad esempio, come garanzia collaterale nel caso di un mutuo, oppure assicurando l'offerta di altre forme di credito e profitti pubblici.

Perché edifici e terra non conducono allo stesso modo questa "vita parallela" nelle altre parti del mondo? Perché le enormi risorse nei Paesi in via di sviluppo e nelle ex nazioni sovietiche (che i miei colleghi dell'Istituto per Liberta' e Democrazia di Lima ed io stimiamo a 93.000 miliardi di capitale morto) non producono valore al di la' del loro stato 'naturale'? La mia risposta e' la seguente. Il capitale morto esiste perché abbiamo dimenticato, o forse non ci siamo mai resi conto, che convertire un bene fisico per generare del capitale - ad esempio usare la propria casa per prendere in prestito soldi e finanziare un'impresa - richiede un processo molto complicato, simile al processo insegnatoci da Albert Einstein, per cui un solo mattone puo' realizzare una quantita' enorme di energia sotto forma di esplosione atomica. Analogamente, il capitale e' il risultato della scoperta e del rilascio di potenziale energia dalle migliaia di miliardi che i poveri hanno accumulato nei loro edifici.

 

Indizi dal passato

Per svelare il mistero del capitale, si deve tornare al significato seminale della parola. In latino medievale la parola "capitale" pare denotasse i capi di bestiame — bovini o altre specie — che hanno sempre rappresentato importanti fonti di ricchezza al di la' dei prodotti essenziali che producono, cioe' carne, latte, pelli, lana e combustibile. Il bestiame inoltre si riproduce. Cosi', il termine "capitale" si riferisce a due realta' simultaneamente: cattura la dimensione fisica dei beni (bestiame) e, contemporaneamente, il loro potenziale di generare valore in eccedenza (surplus). C'e' solo un breve passo dall'aia alle scrivanie degli inventori di economia, che in genere definirono "capitale" quella parte dei beni di una nazione che da' origine al surplus e accresce la produttivita'.

Grandi economisti classici come Adam Smith e, piu' tardi, Karl Marx, erano convinti che il capitale fosse il motore in grado di far funzionare l'economia di mercato. Nel suo libro The Wealth of Nations ("La ricchezza delle nazioni"), Smith sottolineo' un punto che sta al centro del mistero che stiamo tentando di risolvere. Affinché i beni accumulati possano diventare capitale attivo e mettere in moto produzione addizionale, essi devono essere fissati e realizzati in un soggetto particolare "che dura per un certo periodo almeno dopo che il lavoro e' stato concluso". Si tratta, per cosi' dire, di una certa quantita' di lavoro posto in disparte e conservato per essere utilizzato, se necessario, in qualche altra occasione". Il concetto che io traggo da Smith e' che il capitale non e' la giacenza accumulata di beni, ma il potenziale che ha di dispiegare nuova produzione.  Questo potenziale e', naturalmente, astratto. Dev'essere trasformato e fissato in una forma tangibile prima che possiamo rilasciarlo — proprio come l'energia nucleare in potenza nel mattone di Einstein. 

Questo significato essenziale di capitale si e' perso. Il "Capitale" oggi viene confuso con il denaro, che e' soltanto una delle molteplici forme in cui esso viaggia. E' sempre piu' facile ricordare un concetto difficile in una delle sue manifestazioni tangibili piuttosto che nella sua essenza. La mente comprende meglio il concetto di denaro che quello di capitale. Tuttavia e' un errore pensare che il denaro sia cio' che in definitiva fissa il capitale. Il denaro facilita le transazioni, ci permette di comprare e vendere cose, ma non e' in sé e per sé il progenitore della produzione addizionale.

 

Energia potenziale nei beni

Che cos'e' che fissa il potenziale di un bene, cosi' che possa mettere in moto produzione addizionale? Che cosa separa il valore di una semplice casa e lo fissa in un modo che ci permette di realizzarlo come capitale?

Possiamo iniziare a cercare una risposta usando la nostra analogia sull'energia. Considerate un lago di montagna. Possiamo pensare a questo lago nel suo immediato contesto fisico e scorgerne qualche utilizzo primario, ad esempio per andare in canoa e pescare. Tuttavia, possiamo pensare a questo stesso lago nel modo in cui lo farebbe un ingegnere. In questo caso sostiamo sulla sua capacita' di generare energia elettrica tramite una centrale idroelettrica, un valore aggiunto al di la' dello stato naturale del lago come corpo d'acqua, e vediamo all'improvviso il potenziale creato dalla posizione elevata del lago. La sfida per l'ingegnere e' scoprire come creare un processo che gli permetta di convertire e fissare questo potenziale in una forma adatta a compiere lavoro addizionale.

Il capitale, come l'energia, e' un valore latente. Per portarlo in vita e' necessario andare oltre la fase in cui guardiamo i nostri beni per quel che sono. Si deve cominciare a pensare attivamente a come potrebbero essere. E' necessario un processo per fissare il potenziale economico di un dato bene in una forma che possa essere usata per dare origine a produzione addizionale.

Il processo che converte in elettricita' l'energia potenziale nell'acqua e' molto noto. Invece, quello che da' ai beni la forma necessaria per mettere in moto piu' produzione non e' conosciuto. Come mai? Il processo centrale non fu deliberatamente strutturato per creare capitale, ma per proteggere il possesso delle proprieta', un obiettivo piu' mondano. Mentre il sistema della proprieta' nelle nazioni occidentali cresceva, esse svilupparono, impercettibilmente, un ventaglio di meccanismi che per gradi si assommarono in un processo in grado di sfornare capitale come mai prima.

 

Il processo di conversione nascosto dell'Occidente

In Occidente, questo sistema di proprieta' formale inizia a trasformare i beni in capitale tramite la descrizione e organizzazione di quegli aspetti dei beni che risultano piu' vantaggiosi dal punto di vista economico e sociale. Queste informazioni vengono conservate in un sistema di documentazione — ad esempio come annotazioni inserite su un registro, o come un file sulla memoria di un computer — e rappresentate da un titolo.

Un set di regole legali dettagliate e precise governa questo intero processo. Documenti di proprieta' e titoli formali rappresentano cosi' un concetto che abbiamo in comune di che cosa sia significativo sul piano economico a proposito di ciascun bene. Essi catturano ed organizzano tutte le informazioni rilevanti necessarie per concettualizzare il valore potenziale di un bene, e permettere in questo modo di controllarlo.

Ogni bene i cui aspetti economici e sociali non siano fissati in un sistema di proprieta' formale e' estremamente difficile da muovere sul mercato. Come potrebbero essere controllate le enormi quantita' di beni che passano di mano in mano in un'economia di mercato moderna, se non tramite un processo di proprieta' formale? Senza un tale sistema il commercio di un bene, diciamo di beni immobili, richiede uno sforzo enorme soltanto per determinare le basi della transazione. Il venditore possiede davvero il bene immobile e ha la facolta' di trasferirne la proprieta'? Lo puo' impegnare? Il nuovo padrone sara' accettato come tale da chi fa rispettare i diritti di proprieta'? Quali sono i mezzi piu' efficaci per escludere le rivendicazioni all'acquisto di altre persone? Questa e' la ragione per cui lo scambio della maggior parte dei beni al di fuori dell'Occidente e' ristretta a circoli locali di partners commerciali.

Il problema principale dei Paesi in via di sviluppo e dei Paesi ex comunisti chiaramente non e' la mancanza di imprenditorialita'. I poveri hanno accumulato migliaia di miliardi di dollari in beni immobili negli ultimi quarant'anni. Quello che i poveri invece non hanno e' un accesso facile ai meccanismi di proprieta' che potrebbero fissare legalmente il potenziale economico dei loro beni, in modo da poterli usare per produrre, assicurare o garantire un valore maggiore nel mercato allargato.

Perché la genesi del capitale e' diventata un tale mistero? E perché le nazioni ricche della terra non hanno spiegato ad altre nazioni quanto un sistema di proprieta' formale sia essenziale per la formazione del capitale? La risposta e' che il processo all'interno del sistema di proprieta' formale che trasforma beni in capitale e' estremamente difficile da visualizzare. E' nascosto in migliaia di documenti legislativi, statuti, regole e istituzioni che governano il sistema. Qualsiasi persona intrappolata in un tale pantano legale si troverebbe a mal partito volendo capire in che modo il sistema funziona davvero. L'unico modo per vederlo e' dall'esterno — cioe' dal settore extra-legale — ossia da dove i miei colleghi e io portiamo avanti la maggior parte della nostra ricerca.

I sistemi formali di proprieta' dell'Occidente producono sei effetti che permettono ai loro cittadini di generare capitale.

(1) Fissare il potenziale economico dei beni. Il capitale nasce con la rappresentazione per iscritto — in un titolo, una garanzia, un contratto o altri documenti del genere — delle qualita' piu' vantaggiose di un bene dal punto di vista economico e sociale, contrariamente agli aspetti esteriori del bene, che possono attirare maggiormente l'attenzione in un primo momento. E' in questa sede che il valore potenziale viene descritto e registrato in primo luogo. Nel momento in cui l'attenzione si concentra sul titolo di una casa, per esempio, e non sulla casa stessa, siamo passati automaticamente dal mondo materiale all'universo concettuale dove vive il capitale.

La prova che la proprieta' formale e' puro concetto si ha quando una casa cambia proprietario: fisicamente non accade nulla. La proprieta' non e' la casa in sé, ma un concetto economico sulla casa, espresso in una rappresentazione legale che descrive non le sue qualita' fisiche, bensi' qualita' significative dal punto di vista economico e sociale che noi abbiamo attribuito alla casa (come la capacita' di usarla per una varieta' di obiettivi — per esempio generare fondi da investire in un affare senza dover vendere la casa — garantendo sicurezza a chi presta sotto forma di diritti di rivalsa, mutui, facilitazioni o altri tipi di contratto). In nazioni avanzate questa rappresentazione formale della proprieta' funziona come mezzo per assicurare gli interessi delle controparti in un affare, e per creare responsabilita' fornendo tutte le informazioni, referenze, regole e meccanismi di applicazione della legge necessari per ottenere questo risultato.

In questo modo la proprieta' legale ha dato all'Occidente i mezzi per produrre surplus ben oltre i suoi beni fisici. Il sistema della proprieta' legale, che lo si fosse voluto o meno, e' diventata la scala che ha portato queste nazioni dall'universo dei beni al loro stato naturale all'universo concettuale del capitale, dove i beni si possono vedere in tutto il loro potenziale produttivo.

(2) Integrare informazioni disperse in un unico sistema. La ragione per cui il capitalismo ha trionfato in Occidente mentre nel resto del mondo arrancava risiede nel fatto che la maggior parte dei beni nelle nazioni occidentali sono stati integrati in un unico sistema di rappresentazione formale. Questa integrazione non e' avvenuta per caso. Nel 19o secolo, nel corso di alcuni decenni, politici, legislatori e giudici raggrupparono fatti e regole disperse che avevano governato la proprieta' in citta', villaggi, edifici e fattorie, e le integrarono in un sistema. Questo 'raggruppamento' delle rappresentazioni di proprieta' fu un momento rivoluzionario nella storia delle nazioni sviluppate: tutte le informazioni e di tutte le regole che governavano la ricchezza accumulata dei cittadini furono cosi' depositate in un unico bacino di conoscenza. Prima di quel momento le informazioni sui beni erano molto meno accessibili. Ciascuna fattoria o insediamento documentava i propri beni e le regole che ne governavano l'utilizzo tramite rudimentali libri mastri, con simboli, o per via orale. Ma le informazioni erano parcellizzate, disperse e non disponibili a chiunque in qualsiasi momento.

Le nazioni in via di sviluppo e i Paesi ex comunisti non hanno creato dei sistemi di proprieta' formale unificati — in tutte le nazioni che ho avuto modo di studiare, non ho mai trovato un solo sistema legale, ma piuttosto dozzine e centinaia di sistemi, gestiti da ogni sorta di organizzazione, alcune legali, altre extralegali, che possono variare da piccoli gruppi imprenditoriali ad organizzazioni abitative. Di conseguenza, quello che la gente in questi Paesi puo' fare con la loro proprieta' e' limitato all'immaginazione dei proprietari e dei loro conoscenti. Nei Paesi occidentali, dove le informazioni sulla proprieta' sono standardizzate e disponibili a tutti, quello che i proprietari possono fare con i loro beni e' avvantaggiato dall'immaginazione collettiva di una rete piu' ampia di persone.

Il lettore occidentale potrebbe rimanere stupito del fatto che la maggior parte delle nazioni mondiali debba ancora integrare accordi di proprieta' extralegali in un unico sistema legale formale. Al giorno d'oggi, per un occidentale apparentemente c'e' soltanto una legge — quella ufficiale. Tuttavia vari sistemi informali per gestire la proprieta' erano una volta la norma in ogni nazione — il fatto che l'Occidente si basi su sistemi integrati di proprieta' e' un fenomeno degli ultimi due secoli al massimo. La ragione per cui e' cosi' difficile seguire la storia dell'integrazione di sistemi di proprieta' molto diffusi e' che il processo avvenne lungo un periodo di tempo molto esteso.

(3) Rendere le persone responsabili. L'integrazione di tutti i sistemi di proprieta' sotto una legge di proprieta' formale ha spostato la legittimita' dei diritti dei proprietari dal contesto politico di comunita' locali al contesto impersonale della legge. Liberare i proprietari dagli ordinamenti restrittivi locali e portarli in un sistema legale piu' integrato ha iniziato a renderli personalmente responsabili.

Trasformando le persone dotate di reali interessi di proprieta' in individui personalmente responsabili, la proprieta' formale ha creato gli individui dalle masse. La gente non ebbe piu' bisogno di contare sulle relazioni coi propri vicini o di creare ordinamenti locali per proteggere i loro diritti di proprieta' sui beni. In questo modo divennero libere di sperimentare e scoprire il modo di generare valore in surplus dai loro stessi beni. C'era un prezzo da pagare: una volta all'interno di un sistema di proprieta' formale, i proprietari persero il loro anonimato, mentre la loro responsabilita' personale venne rafforzata. Coloro che non pagano per i beni e i servizi che consumano possono essere identificati, costretti a pagare interessi e sanzioni, possono essere sottoposti ad embargo, e i loro tassi di credito possono essere diminuiti. Le autorita' possono venire a conoscenza di infrazioni legali e contratti non mantenuti, possono sospendere servizi, rivalersi contro la proprieta', e ritirare alcuni o tutti i privilegi della proprieta' legale.

Nei paesi occidentali, il rispetto per la proprieta' e le transazioni ovviamente non e' codificato all'interno del DNA dei cittadini. Piuttosto, si tratta del risultato dovuto al fatto di avere sistemi di proprieta' formale che vengono fatti rispettare. Il ruolo della proprieta' formale nel proteggere non solo il possesso ma anche la sicurezza delle transazioni incoraggia fortemente i cittadini nei Paesi avanzati a rispettare titoli, onorare i contratti ed obbedire alla legge. La proprieta' legale, cosi', sollecita un impegno.

Questa mancanza di proprieta' legale spiega perché i cittadini nei Paesi in via di sviluppo e nelle nazioni ex comuniste non possono stringere contratti vantaggiosi con gli stranieri e ottenere credito, assicurazione o servizi pubblici: essi non hanno proprieta' da perdere. Dal momento che non hanno proprieta' legale, vengono ritenuti dei partners contrattuali affidabili soltanto dai membri della loro famiglia e dai loro vicini. Le persone con nulla da perdere sono intrappolate nella cantina sporca del mondo precapitalistico.

(4) Rendere i beni fruibili. Uno degli effetti piu' importanti del sistema di proprieta' formale e' la trasformazione dei beni da una condizione meno accessibile a una piu' accessibile, cosi' che essi possano produrre piu' lavoro. A differenza dei beni fisici, le rappresentazioni dei beni si possono facilmente combinare, dividere, mettere in circolazione e usare per stimolare affari commerciali. Creando una separazione tra le caratteristiche economiche di un bene e il suo rigido stato fisico, una rappresentazione rende il bene "fruibile" — in grado di adattarsi a quasi tutte le transazioni.

Un sistema integrato di proprieta' formale, che descriva tutti i beni in categorie standard, permette di paragonare due edifici differenti dal punto di vista architettonico ma costruiti con lo stesso fine. Questo ci permette di discriminare in modo veloce ed economico tra somiglianze e differenze in dati beni, senza avere a che fare con ogni bene come se fosse unico.

In Occidente si documentano descrizioni standard di proprieta' anche per facilitare la combinazione dei beni. Le regole della proprieta' formale richiedono che i beni siano descritti e caratterizzati in un modo che non solo metta in luce le loro singolarita', ma anche enfatizzi in che cosa assomigliano ad altri beni, in modo da rendere piu' ovvie le potenziali combinazioni. Grazie all'uso di documenti standardizzati, si puo' determinare come sfruttare nel modo piu' proficuo un particolare bene.

Le rappresentazioni, inoltre, permettono di dividere i beni senza toccarli. Mentre nel mondo reale un bene come un'industria puo' essere un'unita' indivisibile, nell'universo concettuale delle rappresentazioni formali di proprieta' esso puo' essere diviso in qualsiasi numero di porzioni. I cittadini delle nazioni avanzate possono cosi' suddividere la maggior parte dei loro beni in quote, ciascuna delle quali puo' avere un proprietario diverso, con diritti diversi, per svolgere diverse funzioni.

Le rappresentazioni formali di proprieta' possono anche servire come sostituti mobili di beni fisici. Esse permettono a proprietari e imprenditori di simulare situazioni ipotetiche al fine di esplorare altri usi proficui dei loro beni. Inoltre, tutti i documenti formali di proprieta' formale sono prodotti in maniera da facilitare la semplice misurazione degli attributi di un bene. Grazie all'introduzione di standards, i sistemi occidentali di proprieta' formale hanno sensibilmente ridotto i costi di transazione necessari per mettere in movimento i beni ed usarli.

(5) Mettere in comunicazione le persone. Rendendo i beni fruibili, connettendo i proprietari ai beni, i beni a degli indirizzi, e la proprieta' al rispetto della legge; rendendo facilmente accessibili le informazioni sulla storia dei beni e dei loro proprietari, i sistemi di proprieta' formale trasformarono i cittadini dell'Occidente in un network di agenti commerciali identificabili e responsabili su base individuale. Il processo di proprieta' formale creo' un'intera infrastruttura di sistemi di connessione che, come la plancia di controllo di una ferrovia, permisero ai beni (treni) di correre in tutta sicurezza in mezzo alla gente (le stazioni). Il maggior contributo offerto dalla proprieta' formale all'umanita' non e' la protezione della proprieta': squatters, organizzazioni abitative, mafie e persino tribu' primitive sono in grado di proteggere i propri beni in modo piuttosto efficace. La vera novita' del sistema di proprieta' e' che ha radicalmente migliorato il flusso delle comunicazioni riguardanti i beni e il loro potenziale. Inoltre, ha migliorato lo status dei loro proprietari.

In piu', la proprieta' legale occidentale da' agli uomini d'affari informazioni sui beni e i loro proprietari, indirizzi verificabili e documentazione oggettiva sui valori della proprieta': tutto cio' porta alla documentazione sul credito. Queste informazioni, e l'esistenza di un sistema legale integrato, rendono le transazioni meno pericolose: i rischi vengono sensibilmente diminuiti grazie all'introduzione di sistemi assicurativi; l'accumulo di proprieta' viene utilizzato come garanzia dei debiti.

Pochi sembrano avere notato che il sistema di proprieta' legale di una nazione avanzata e' il centro di una complessa ragnatela di connessioni che permette a ordinari cittadini di creare legami sia con il governo sia con il settore privato, e ottenere cosi' beni e servizi aggiuntivi. Senza i mezzi della proprieta' formale, e' difficile capire come i beni potrebbero essere utilizzati a tutti i livelli in cui lo sono in Occidente.

(6) Proteggere le transazioni. Una ragione importante per cui il sistema di proprieta' formale occidentale funziona come una rete e' che tutti i documenti di proprieta' (titoli, atti e contratti che descrivono gli aspetti di un bene significativi dal punto di vista economico) sono seguiti e protetti continuamente mentre viaggiano attraverso lo spazio ed il tempo. Le agenzie pubbliche sono i 'maggiordomi' delle rappresentazioni di una nazione avanzata. Amministrano i documenti che contengono tutte le descrizioni dei beni utili dal punto di vista economico, che siano terra, edifici, navi, industrie, miniere o aeroplani. Questi documenti metteranno in allerta qualsiasi persona che voglia usare un certo bene sui fattori che potrebbero limitare o migliorare il suo utilizzo: per esempio, ipoteche, facilitazioni, contratti d'affitto, arretrati, bancarotte o mutui. In aggiunta a sistemi di documentazione pubblica, si sono sviluppati molti altri servizi privati (intermediari, analisti,...) per assistere le parti nel fissare, spostare e seguire le rappresentazioni, in modo che esse possano produrre, in modo semplice e sicuro, valore in eccedenza.

Anche se sono stati stabiliti per proteggere la sicurezza, sia della proprieta' che delle transazioni, e' chiaro che i sistemi occidentali danno la precedenza alle transazioni. La sicurezza si traduce soprattutto nella creazione di fiducia nel sistema delle transazioni, in modo che la gente permetta piu' facilmente che i propri beni conducano una vita parallela come capitale. L'enfasi occidentale sulla sicurezza delle transazioni permette ai cittadini di muovere grosse quantita' di beni con pochissime transazioni. Nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, al contrario, la legge e le agenzie ufficiali sono intrappolate da sistemi legali coloniali e dal diritto romano, che e' tutto proteso a garantire la proprieta'. Sono diventate i custodi dei desideri dei morti.

Conclusione
Molta della marginalizzazione dei poveri nei Paesi in via di sviluppo e nelle ex nazioni sovietiche giunge dalla loro incapacita' di beneficiare dei sei effetti che la proprieta' formale fornisce. La sfida che questi paesi si trovano ad affrontare non e' quella di produrre o ricevere piu' denaro, ma quella di riuscire a comprendere le istituzioni legali, e chiamare a raccolta la volonta' politica necessaria per costruire un sistema di proprieta' che sia facilmente accessibile ai poveri.

Lo storico francese Fernand Braudel riteneva un grande mistero che il capitalismo occidentale ai suoi inizi servisse solo i bisogni di pochi privilegiati, esattamente come succede altrove nel mondo oggi:

Il problema chiave e' scoprire perché quel settore della societa' del passato, che io non esiterei a chiamare capitalista, dovrebbe aver vissuto come se fosse in una campana di vetro, tagliato fuori dal resto; perché non fu in grado di espandersi e conquistare l'intera societa'? Perché una parte significativa della formazione del capitale fu possibile soltanto in certi settori e non nell'intera economia di mercato dell'epoca?

Io credo che la risposta alla domanda di Braudel sia da trovare nell'accesso limitato alla proprieta' formale, sia nell'Occidente del passato sia nei Paesi in via di sviluppo e negli ex Paesi sovietici di oggi. Investitori locali e stranieri hanno capitale; i loro beni sono piu' o meno integrati, fruibili, collegati e protetti da sistemi di proprieta' formale. Ma sono soltanto una minima minoranza — quelli che si possono permettere gli avvocati esperti, le connessioni all'interno, e la pazienza necessaria per navigare la burocrazia dei loro sistemi di proprieta'. La maggior parte della gente, che non puo' ottenere i frutti del proprio lavoro rappresentati dal sistema di proprieta' formale, vive al di fuori della campana di vetro di Braudel.

La campana di vetro rende il capitalismo un club privato, aperto solo a pochi privilegiati, e attira l'odio dei miliardi di persone che se ne stanno fuori a guardare. Questo apartheid capitalista inevitabilmente continuero' fino a che noi tutti non faremo i conti con il difetto fondamentale nei sistemi politici e legali di molte nazioni, che impedisce alla maggioranza di entrare all'interno di un sistema di proprieta' formale.

E' il momento giusto per scoprire perché moltissimi Paesi non sono stati in grado di creare dei sistemi aperti di proprieta' formale. Questo e' il momento di sollevare la campana di vetro, mentre nazioni del Terzo Mondo ed ex Paesi comunisti stanno vivendo i loro tentativi piu' ambiziosi di far funzionare sistemi capitalisti.

 

Questo articolo e' tratto dal terzo capitolo del saggio The Mystery of Capital: Why Capitalism Triumphs in the West and Fails Everywhere Else (New York: Basic Books and London: Bantam Press/Random House, 2000).

Traduzione dall'inglese di Francesca Bregoli (Attac Modena)

El gráfico de Sherlock Holmes fue elaborado por Massoud Etemadi - artista gráfico del FMI.

Bibliografía:
Fernand Braudel,
The Wheels of Commerce (Nueva York: Harper and Row, 1982).
Adam Smith,
The Wealth of Nations (1776; reedición, Londres: Everyman's Library, 1977).

 

CAPITOLO 1

 

 

 

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